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Recensione di Pet sematary

Aspettando la nuova versione del film Pet sematary/ cimitero vivente, tratto dal libro di Stephen king, parliamo di quello del 1989. 
Il film, inizialmente assomiglia ad una commedia, solo a metà prende una strada horror. Non possiamo considerarlo splatter, ma un horror psicologico, proprio come il tipo di scrittura di King. 

La vicenda è ambientata in America nel Maine, paese originario dello scrittore. 
Il film parla di una famiglia che arriva in una casa, vicina ad un bosco dove c’è un cimitero degli animali e dietro ad esso c’è un cimitero indiano. Ogni essere vivente, seppellito nel cimitero, ritorna in vita, nel corpo originario, ma invaso da uno spirito malvagio. 
Non ho ancora letto il libro. Leggendo recensioni, tutte sono molto positive e dicono che libro e film seguono gli stessi punti cardine. L’autore si è inspirato a questa storia, quando viveva in una casa di campagna nelle foreste del Maine con i suoi figli piccoli e la moglie. Vicina ad essa, c’era un cimitero dedicato agli animali domestici e visitandolo con sua figlia gli è venuta l’ispirazione per questa storia. 

I temi proposti sono tanti, ma quello fondamentale è l’elaborazione del lutto. Ci viene presentata la famiglia Creed, come la famiglia perfetta, ma nella vita non è mai così. La famiglia del Mulino Bianco non esiste. Il lutto non è mai facile da elaborare, a nessuna età. Non è facile accettare l’assenza di una persona nella nostra vita, che sia il nostro animale domestico o un nostro parente stretto. Il volere bene alle persone care ti porta molte volte a rivolerle a tutti i costi e fai pazzie per ristare insieme anche due minuti, anche in un sogno di notte. Il protagonista, arriverà a rovinarsi la vita, pur sapendo a cosa andava incontro, ha continuato a fare errori. L’insegnamento alla base è molto importante: nella vita si commettono errori, ma bisogna imparare a non ripeterli, perchè potrebbero anche fatali per noi. Bisogna lasciare andare le cose, se il destino vuole che finiscano. Accettare la realtà e andare avanti. Spesso volere bene non è accanirsi, ma lasciar perdere e godersi veramente chi si ha ancora al proprio fianco, perchè da un momento all’altro non ci potrebbe più essere.







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